La “Marche blanche” e il minestrone mediatico

È noto: mai come negli ultimi vent’anni la scuola si è ritrovata in un contesto di concorrenza educativa così spietato. Soprattutto sul piano del sistema dei valori, gli insegnanti hanno perso l’indubitabile influenza che avevano avuto e che ne avevano fatto un punto di riferimento irrinunciabile. Intendiamoci: il mutamento non è (solo) il frutto di errori e inadempienze da parte del sistema scolastico, ma – semplificando – scaturisce soprattutto dall’esplosione quantitativa dell’informazione e dalla sua democratizzazione. In altre parole: circolano molte più informazioni di un tempo e molte più persone vi hanno accesso. Purtroppo sempre più spesso – soprattutto in televisione – la forma diventa più importante del contenuto, con esiti paradossali.
Un esempio significativo l’ho potuto cogliere ancora sabato scorso seguendo in serata il TG Notte della TSI. Nel pomeriggio a Bellinzona – così come in numerosi altri capoluoghi svizzeri – si è svolta la “Marche blanche”, manifestazione pacifica contro la pedocriminalità, alla sua seconda edizione. Come già l’anno scorso, oltre un migliaio di persone ha percorso un itinerario che da Piazza del Sole l’ha portato dapprima davanti al Palazzo del Governo e poi al Castelgrande, dove il raduno si è concluso, dopo un doveroso minuto di silenzio in ricordo delle piccole vittime dei pedocriminali, con l’ormai tradizionale lancio di palloncini bianchi. La “Marche blanche” è una dimostrazione sacrosanta, che tende a sensibilizzare l’intero Paese sullo scabroso tema della criminalità contro i bambini e che, nel contempo, cerca di far pressione sull’autorità politica affinché siano prese tutte le dovute misure per far fronte a questa piaga sociale dalle dimensioni spropositate, ancorché assai spesso offuscate dal perbenismo e da un malinteso senso del garantismo.
Ma la “Marche blanche” è anche una riunione popolare di grande impatto emotivo, forse perché si discosta dai linguaggi tradizionali delle kermesse politiche e dei relativi cortei: non si scandiscono slogan, non vi sono estremismi. Invece si riflette e ci si emoziona.
Ma che fa la nostra TSI? Quasi in coda al suo TG di sabato sera, butta lì un servizietto inconsistente, dove si vedono un po’ di persone che avanzano tra le vie di Bellinzona, si inerpicano su fino al Castello e lasciano volare i palloncini bianchi che riempiono il teleschermo. La colonna sonora descrive in pochi istanti l’avvenimento. L’impressione è che il servizio televisivo era inevitabile, perché si trattava di una manifestazione nazionale, sostenuta da diversi governi cantonali – tra cui quello Ticinese – e da numerose personalità dell’arte, della scienza, della politica e dello sport. Un servizio di questo tipo diventa perfino controproducente, poiché annoia invece di sbatacchiare il telespettatore, e dà l’impressione della velina, dell’ipocrita genuflessione ai piedi del Palazzo. Tanto che l’edizione di sabato del TG Notte è terminata – pochi istanti dopo lo scipito reportage sulla “Marche blanche” – con l’esibizione di un gruppo musicale alternativo, che si è esibito pestando i porri (o erano sedani?) su una zucca e confricando una carota dentro un cetriolo; per terminare spensieratamente con un gustoso minestrone per tutti.
Appunto: lo sanno tutti che la valenza di una notizia o di un resoconto giornalistico dipende dalla sua impaginazione, dalla sinergia tra testo, immagini e suoni, dall’ampiezza del titolo e dall’accostamento con gli altri servizi. Nel caso in esame l’impressione è che da un lato vi è stata una notevole insensibilità sul piano dell’impaginazione, dall’altro che al giornalista la “Marche blanche” interessava poco (eufemismo). Ne consegue che un comune cittadino che ha seguito il TG Notte di sabato scorso non si è probabilmente nemmeno accorto che anche nel nostro Cantone aveva avuto luogo una manifestazione popolare per invitare l’autorità politica a dotarsi con urgenza delle indispensabili misure per annullare la pedocriminalità: che nel Ticino fa annualmente dalle 1’000 alle 1’200 vittime.
Tutto ciò è molto diseducativo e, per una volta, sotto i riflettori non ci sono il sensazionalismo di certi reportage di guerra, né l’esibizione stentorea della smutandata di turno: almeno il TG – dicono – dovrebbe rappresentare il fiore all’occhiello di ogni canale televisivo. Per una volta, anche se penso peste e corna delle note, credo che un bel 3 alla nostra TSI sia strameritato.

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