Ancora sui “Concerti per le scuole”: il rock, perché no?

Un anno dopo la storia del jazz (v. 2001: coi “Concerti per le scuole” affrontiamo la storia del jazz) avevamo proposto un concerto che avrebbe potuto sembrare anomalo. Lo intitolammo «Ai miei nonni piace il rock», anche perché il rock di cui si è parlato includeva l’arco di tempo tra il 1955 di Bill Haley e il 1972 di Elton John, passando attraverso una decina di fermate che ci erano sembrate, storicamente e artisticamente, dei momenti significativi.

Per intenderci: in quei primi anni del XXI secolo i nomi pop più gettonati, almeno alle nostre latitudini italiche, erano quelli di Kylie Minogue, Tiziano Ferro, Raf, Anastacia, Robbie Williams, Alicia Keys, Shakira, Avril Lavigne, Eminem, Madonna… Era probabilmente ciò che ascoltava e orecchiava il nostro pubblico di quegli anni.

Tra le 47 produzioni portate in scena tra il 1998 e il 2017, questa sintesi del tutto arbitraria della storia del rock è quella che ha incassato il pubblico più numeroso: la statistica parla di 4’347 spettatori, tanto che fummo costretti ad aggiungere ben tre nuove repliche alle sei tradizionalmente previste. In questo caso, a differenza di altri, non è così difficile ipotizzare la chiave del successo: si pensi all’età che avevano gli insegnanti e alla presenza sul palco di un gruppo di musicisti ticinesi tra i più bravi e conosciuti: i nostri assidui collaboratori Giovanni Galfetti e Oliviero Giovannoni, ai quali si erano aggiunti Renato Perucchi, Mario Del Don e Fabrizio Ghiringhelli, nonché Roberto Maggini.

Purtroppo sono ben poche le produzioni di cui abbiamo conservato un documento audiovisivo. C’è comunque un certo interesse nel vedere la top nine degli spettacoli che hanno registrato un successo statisticamente significativo (è, quindi, una “valutazione” solo quantitativa). Dunque: al secondo posto c’è «Viva Mozart!» (2003), poi la fiaba musicale «La compagnia del bosco scintillante» (2004); al quarto posto «Piano pianissimo» (2002), una sfida divertente tra un pianista classico (Michele Fedrigotti sul piano a coda), un pianista jazz (Rossano Sportiello al piano verticale) e un tastierista rock-pop (Giovanni Galfetti). Ecco in seguito l’«Incontro con Johann Sebastian Bach» (1999), che segnò il definitivo addio alle scene di uno dei più importanti attori svizzeri, Hannes Schmidhauser. In sesta posizione troviamo «Ludwig van Beethoven» (2004), seguito da un’altra fiaba – «La barba magica di Natale» (2012) – spettacolo tratto dall’omonimo racconto di Simone Fornara, pure sul palco nei panni del cattivissimo Scuro Moltamorte. A chiudere la classifica «Il Natale e altro nella musica tradizionale italiana» (2009, coi Musicanti del Piccolo Borgo di Arezzo) e «Un pianista chiamato Chopin» (2007, col pianista André Desponds e la danzatrice Andrea Herdeg).


Uno dei disegni di Mario del Don, concepiti appositamente per questo spettacolo, così come le sagome dei pesci e del sottomarino protagonisti, in teatro, di Yellow submarine.

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