Le lezioni di educazione civica del Gran Consiglio

Nelle ultime settimane il nostro parlamento si è chinato su alcune proposte che riguardano il mondo della scuola. Per cominciare si è entrati nel vivo – finalmente! – dell’iniziativa popolare «Aiutiamo le scuole comunali», quella che, tra le tante proposte, sostiene la diminuzione del numero di allievi per classe. Una proposta intermedia del ministro Bertoli – fissare a 22 allievi il massimo, invece dei 20 sostenuti dall’iniziativa – è stata silurata, coi partiti del centro storico che, ben al di là dei tempi regolamentari, hanno presentato soluzioni aggiustate all’ultimo minuto, tanto per dare un qualche senso al voto contrario. Così, per finire, sarà il popolo a doversi esprimere. Personalmente si sa come voterò. Non ho mai nascosto che credo poco in questa misura lineare per risolvere un problema che non ha ovunque la stessa valenza. Addirittura il medesimo problema lo si sarebbe potuto evitare da tanti anni, senza troppe discussioni. Il Regolamento stabilisce un criterio generale per la formazione delle sezioni: 13 allievi al minimo e 25 al massimo. Lo stesso regolamento dice pure che «Il Dipartimento può autorizzare o imporre deroghe» per diverse ragioni, ma, in particolare, «quando le caratteristiche socioculturali degli allievi richiedono un’assistenza particolare». Dato che l’aritmetica, come si sa, non è un’opinione, se la mia scuola ha 48 allievi che frequentano la 1ª elementare, potrei formare tre sezioni di 16 allievi ed essere a norma di legge. Invece il Dipartimento, con modi da ragioniere un po’ ottuso, avrebbe concesso due sezioni da 24. È in ogni caso indecente che un’iniziativa popolare che risale al 2009 sia affrontata solo oggi.
Si è pure cominciato, almeno nell’ambito della Commissione scolastica, a parlare di un’altra iniziativa, stavolta parlamentare. Nella primavera del 2012 i Verdi avevano proposto, in maniera generica, di «Ridiscutere il sistema dei livelli della scuola media». Anche in questo caso i tempi di reazione della politica non sono stati molto cristallini. Ancora una volta sembra di assistere al solito teatrino di chi è contrario ma non sa bene perché. L’inedita accoppiata PPD-PLR ha organizzato a metà febbraio una conferenza stampa e ha dettato diverse proposte per «migliorare la scuola media». Una, ad esempio, è quella di aumentare il numero di docenti con abilitazione in più materie, così che la stessa persona possa insegnare più di una disciplina a una medesima classe. Concordo. È indubbiamente un’opzione molto interessante, sennonché s’infrange contro le super-specializzazioni cavalcate sino a oggi: per insegnare, poniamo, matematica alla scuola media ci vogliono il bachelor in matematica e la relativa abilitazione nella didattica disciplinare. Le regole del gioco le ha stabilite lo Stato. Si possono cambiare, ma non in quattro e quattr’otto. A sinistra, invece, è già stato detto che i livelli non solo devono essere mantenuti, ma addirittura ampliati. Avanti tutta, insomma, con le soluzioni magiche, rapide e poco costose. Tanto poi tra un anno ci sarà il rinnovo dei poteri e il tempo per fare ancora un po’ di melina non mancherà.
Per terminare in bellezza bisognerà poi affrontare un’altra iniziativa popolare – «Educhiamo i giovani alla cittadinanza» – che è solo dell’anno scorso. Difficile, per ora, immaginare come saranno gli schieramenti e quali intrugli miracolosi saprà inventare la politica. Fin qui, comunque, di civicamente educativo non c’è proprio nulla.

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