A che serve insegnare (e imparare) la Storia?

Una volta, per incitare gli studenti a studiare la storia, s’usava una frase di Cicerone – Historia magistra vitae – che in verità, nella versione originale, è più dettagliata: «La storia è testimone dei tempi, luce della verità, vita della memoria, maestra della vita, messaggera dell’antichità». Oggi non s’usa più. Lo studio della storia ha subito negli ultimi cinquant’anni una pesante svalutazione. E c’è chi vorrebbe toglierle ancora qualche ora di lezione, per fare spazio all’educazione civica, come se la storia non fosse di per sé una componente fondatrice del cittadino educato, critico, aperto, consapevole e tollerante.

Così l’ignoranza offre a qualsiasi briccone occasioni per piegare il passato ai propri comodi. È quel che denuncia senza mezzi termini Dick Marty in un articolo apparso qualche giorno fa su La Regione (La storia alterata, 4 gennaio). Marty punta il dito sull’ampia rievocazione della battaglia di Marignano che i media e molti politici hanno dato nel 2015, a 500 anni dalla disfatta degli svizzeri da parte di Francesco I e dei veneziani. «La distorsione e la manipolazione della storia – ha scritto – non sono fatte di sole mezze verità tramutate in miti, ma anche di silenzi su avvenimenti che non rientrano nella tesi che si vuole dimostrare». E ha aggiunto: «Le interpretazioni di Marignano possono divergere. Ma se si vuol parlare di neutralità non si può farlo senza accennare al Congresso di Vienna, il cui bicentenario è stato abbondantemente dimenticato. Un oblio non casuale» dato che «quanto deciso e imposto a Vienna non rientra nella leggenda del popolo fiero, pienamente sovrano che non ha bisogno degli altri e non deve niente a nessuno, come sostengono i populisti nostrani.»

Nei giorni dalle festività mi sono imbattuto in un altro importante contributo che (ri)abilita la storia e la sua capacità di essere maestra di vita. Patrick Boucheron è uno storico, specialista dei comuni italiani nel Rinascimento. Ha ottenuto recentemente la cattedra di Storia dei poteri nell’Europa occidentale al prestigioso Collège de France, e il 17 dicembre ha tenuto la sua lezione inaugurale, «Cosa può fare la Storia?», con alcune risposte: uscire dal suo pessimismo, rompere con l’idea delle fini (delle ideologie, della storia, della politica), riattivare l’idea di progresso, riconciliare l’erudizione e l’immaginazione.

«Un mese fa – ha esordito – sono tornato a Place de la République, assieme a tanti altri, increduli e tristi». Tra i fiori, le candele, i bigliettini, ha visto una pagina strappata da un quaderno scolastico. Qualcuno aveva ricopiato una citazione di Victor Hugo, «Fiat lux!», che rimanda a un passaggio dei Miserabili: «Il grido: Coraggio! è un Fiat Lux. Perché l’umanità progredisca è necessario che vi siano in permanenza, sulle cime, fiere lezioni di coraggio. Le temerarietà abbagliano la storia e sono una delle più grandi sorgenti di luce dell’uomo: l’aurora osa, quando si leva. Tentare, sfidare, persistere, perseverare, essere fedele a se stesso, ghermire in una lotta a corpo a corpo il destino, stupire la catastrofe colla poca paura che ci fa». Stupire la catastrofe!

Ha scritto il Nouvel Observateur che, secondo Boucheron, nulla è più letale che usare la Storia, una storia immobile, per creare lezioni di disperazione. «Nessuno può sapere cosa accadrà nel divenire. Ma ognuno capisce che per percepire il domani bisognerà essere calmi, diversi, ed esageratamente liberi».


Nel sito del Collège de France è possibile ascoltare e vedere la lezione inaugurale di Patrick Boucheron oppure scaricare il video o l’audio: «Ce que peut l’histoire», 17 décembre 2015, Leçon inaugurale à l’Amphithéâtre Marguerite de Navarre – Marcelin Berthelot (l’intervento inizia all’ottavo minuto).

Qui, inoltre, si può leggere integralmente il passaggio dai Miserabili citato nell’articolo.

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