Ci sono anche nel nostro cantone proposte musicali di elevato valore culturale e pedagogico, la più importante delle quali è sicuramente il concerto offerto annualmente alle scuole elementari dall’Orchestra della Svizzera Italiana (OSI). Il concerto dell’OSI è diventato un punto di riferimento importante da una decina di anni. Esso offre l’opportunità – l’unica! – di ascoltare e vedere dal vivo un’intera orchestra in un ambiente, come quello dell’Auditorio Stelio Molo presso gli studi radiofonici di Besso, dotato di un’ottima acustica e – particolare tutt’altro che trascurabile considerato il giovane pubblico – di massima visibilità per ognuno. Detto questo, c’è un però. Dato per scontato che gli alunni di 4ª e 5ª elementari – che son poi quelli che possono assaporare l’annuale proposta dell’OSI – non sono degli idioti, mal si comprende come si possa ancora presentare lo stucchevole (perché inflazionato) «Pierino e il lupo»: la fiaba musicale di Sergej Prokof’ev la conosce ogni ragazzino con alle spalle un anno d’asilo e un paio di scuola elementare.
La scorsa settimana, a Besso, quasi 6000 ragazzi ne hanno gustato un’interpretazione più che degna. Come dire: già che le cose bisogna farle, meglio farle bene. Abbiamo ascoltato un «Pierino e il lupo» aggressivo, con la Maestra Denise Fedeli impeccabile come sempre, l’orchestra in gran spolvero e il narratore, Diego Gaffuri, che non ha certo sfigurato nel confronto con alcune registrazioni storiche (sorvolando però sulla straordinaria prova di Benigni). Detto ciò, siamo al punto dolente. Il «Pierino» del compositore russo fa parte di quel mini-repertorio che chi capisce poco di scuola e di alunni dell’elementare reputa tra i pochi brani classici in grado di catturarne l’attenzione e attivarne la comprensione. Tanto per intenderci, è ovvio che non si può leggere «Anna Karenina» a dieci anni, così come è meglio evitare il «Canto notturno di un pastore errante dell’Asia» durante i primi anni della scolarità. Per contro è possibile che un normale bambino di scuola elementare possa ascoltare – che so? – un’ouverture di Wagner, un trio di Schubert, una sinfonia romantica o un’opera lirica. E se l’ascolta, quale sarà la sua reazione? Di tedio quasi fatale oppure di scossa emotiva? Direi che la musica, a differenza di altre arti, non ha bisogno in partenza di chissà quali conoscenze per scatenare emozioni; eppoi un’intera orchestra schierata davanti a te è di per sé uno spettacolo che dispone all’ascolto.
Non è certo questa la sede per discettare sull’importanza educativa della musica, in tutte le sue sfaccettature. C’è addirittura chi sostiene che il semplice ascolto di Mozart sviluppi le doti intellettive. Anche le autorità scolastiche sono sensibili al discorso musicale, tanto che l’ascolto ha un suo spazio sia negli «Orientamenti programmatici per la scuola dell’infanzia» che nei «Programmi per la scuola elementare». Poi è vero che, come in tutte le cose, tra il dire e il fare c’è quasi sempre di mezzo il mare. Ma l’OSI potrebbe evitare certi anacronismi. Gli orchestrali sono di prim’ordine e Denise Fedeli è un’artista che, come il grande Leonard Bernstein, sa rivelare i segreti delle partiture più complesse anche a un invertebrato, facendolo vibrare di emozioni: che è il reale valore aggiunto quando si vuole accostare il pubblico infantile alle grandi pagine della musica. Basta, dunque, con queste proposte con la puzza sotto il naso: i nostri ragazzi di nove o dieci anni non sono degli sciocchi e sarebbero perciò felici di ascoltare qualche brano in cui l’orchestra metta in mostra i suoi registri più esclusivi: che non sono solo l’oboe-quaqua, il flauto-cicip o il fagotto-sgrunt. «L’auspicio per il futuro – hanno scritto nella presentazione del concerto Franco Baroni e Giovanni Galfetti, assistenti di educazione musicale nelle scuole elementari – è che si possano trovare sempre maggiori sinergie per allestire programmi accattivanti e, perché no, inaspettati e arditi». È eccessivo sperare che quest’augurio si avveri già tra un anno?