L’istruzione è un valore aggiunto per la crescita economica e sociale

È stata dura tenere aperte le scuole fino a metà marzo. E di nuovo dura riaprirle. Fosse stato per alcuni politici avremmo fatto la fine dell’Italia, che oggi tutti deridono. Aveva scritto il direttore del Corriere del Ticino: «Triste, irresponsabile, probabilmente illegale. È il comportamento dei Municipi di Lugano e Locarno. Aprire ora un derby istituzionale Comuni/Cantone sulla chiusura/apertura delle scuole è il peggio che un politico con responsabilità esecutive possa fare. E cosa fanno Lugano e Locarno? Né chiudono, né aprono. Organizzano il caos, la scuola dell’obbligo senz’obbligo. In preda alla paura, alimentano la paura. Sconcertante». Ci riproveranno in maggio, sempre loro. Il giorno del ritorno in aula la frequenza scolastica era attorno al 95%. Un mese dopo il medico cantonale aveva affermato che i bambini non erano il motore dell’influenza: «I dati riguardanti i più piccoli sono arrivati un po’ tardivamente, altrimenti si sarebbe benissimo potuto evitare di chiudere le scuole in Svizzera». Tanto di cappello.

Sta di fatto che la pandemia ha sconvolto un terzo dell’anno scolastico, due mesi chiusi in casa con la scuola a distanza, poi di nuovo in sede, benché con tempi ridotti: ma era importante rivedere docenti e compagni. Naturalmente si potrebbe parlare di molti aspetti venuti a galla in questi mesi. Ne vengono in mente tanti, dall’importanza della didattica ai contenuti dei programmi, dalla valutazione al calendario scolastico. Sarebbe però improvvido e sconsiderato tentare ora ipotesi e possibili conclusioni, tanto più che la SUPSI sta svolgendo un’indagine a 360 gradi «per raccogliere i vissuti, le esperienze, le difficoltà e i bisogni emersi durante la fase di scuola a distanza» e quella di scuola parzialmente in presenza.

Ci sono però alcune cose di cui si può già parlare. Tanto per cominciare, il Paese si è accorto dell’importanza della scuola e della sua presenza regolare, che può essere ingombrante, ma necessaria per il funzionamento sociale ed economico di tutti. È un valore aggiunto che si dovrà rivalutare, pensando ai tanti alunni che, durante l’anno, passano più ore nei circuiti extra-scolastici che a scuola. Per un paio di mesi anche i Franti hanno rimpianto questo luogo di crescita e di educazione alla libertà: perché la didattica e gli obiettivi disciplinari avranno pure la loro importanza, ma non sono il fondamento della scuola pubblica e obbligatoria.

Poi bisogna parlare dei genitori, soprattutto di quella moltitudine silenziosa chiamata a gestire un ambiente di convivenza fisica e psicologica che non conoscevano. In tantissimi casi la scuola ha fatto appello alla loro responsabilità educativa e formativa. Molti non sapevano come raccapezzarsi, né per vivere tutti insieme, gomito a gomito, giorno dopo giorno; né per capire cosa dovevano fare per aiutare i figli a svolgere i compiti somministrati a distanza. Tuttavia se per diventare insegnanti occorrono anni di studio, non si vede come chiunque potrebbe crearsi competenze pedagogiche e didattiche dall’oggi al domani. Se ne sono accorti un po’ tutti che a farne le spese sono stati i soliti ultimi anelli della catena sociale, economica e culturale. Ma è così da sempre, anche quando non ci sono virus nell’aria e le scuole vivono il loro secolare tran tran.


Questo articolo è apparso nell’edizione del 12 luglio 2020 del domenicale ilCaffè, nel contesto di un più ampio servizio sulla scuola, parzialmente chiusa dal 16 marzo alla chiusura dell’anno scolastico, e sugli scenari di riapertura, che sono in via di elaborazione. L’articolo principale – La scuola di domani – Ecco i tre scenari possibili dal 31 agosto – è l’intervista al ministro Manuele Bertoli,  direttore del Dipartimento dell’Educazione, della Cultura e dello Sport.


Citazioni

La citazione del direttore del Corriere del Ticino, Fabio Pontiggia, è del 13 marzo, dunque nei giorni in cui il governo cantonale decise la chiusura («Pessima lezione», p. 1). Dall’inizio della pandemia Pontiggia ha pubblicato ben 70 editoriali corti, sempre interessanti e inflessibili. «Con questo appunto – ha scritto nell’edizione del 2 giugno – si chiude la serie dei 70 editoriali corti. Ieri 0 decessi e 0 contagi: si torna alla normalità».

La citazione del medico cantonale Giorgio Merlani è tratta dall’intervista pubblicata nel Corriere del Ticino del 10.06.2020 (GIONA CARCANO, «A un mese dalle riaperture sono sorpreso ma contento», intervista al medico cantonale, p. 4).

3 commenti su “L’istruzione è un valore aggiunto per la crescita economica e sociale”

  1. Ciao Adolfo !

    “Per un paio di mesi anche i Franti hanno rimpianto questo luogo di crescita e di educazione alla libertà: perché la didattica e gli obiettivi disciplinari avranno pure la loro importanza, ma non sono il fondamento della scuola pubblica e obbligatoria.”

    Dai “miei” allievi nel periodo di scuola a distanza (Dio me ne preservi !) ho ricevuto svariate proposte via videochiamata: “Stai con me mentre faccio i compiti?”, “Guarda, ti mostro la mia camera” o ancora -la più bizzarra- “Vieni con me nell’armadio che devo dirti una cosa?”.
    Sì, ben altri sono gli aspetti fondamentali nella scuola odierna e nella società, sempre più individualista e menefreghista nei confronti dee prossimo e dei beni comuni.

    Non sul “cosa”, né sul “come” va posto l’accento, bensì a rimettere al centro l’interazione umana, l’educazione, il confronto, l’espressione delle proprie idee, l’aiutarsi a crescere.

    Un caro saluto, caro Adolfo, a presto !

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