Pare che tra breve il Gran Consiglio si occuperà della mozione di Fiorenzo Dadò, che risale al dicembre del 2008 e che s’intitola «Volontariato nelle scuole: un’opportunità di crescita per i giovani». In sostanza il parlamentare popolare democratico chiede, col solito artificio retorico, «se non sia il caso, all’interno dei programmi scolastici e delle attività delle Scuole medie e delle Scuole medio-superiori, inserire almeno una giornata ufficiale dedicata interamente e appositamente agli ambiti generali del volontariato. Nella stessa non si potrebbe addirittura pensare a far partecipare i giovani a un’esperienza concreta, coinvolgendo gli ambiti in cui il volontariato si manifesta nella nostra quotidianità».
Ti pareva. Come diceva un caro amico ed ex collega, la scuola sembra sempre più a un animale pluri-mammellare, una specie di scrofa che può distribuire latte a chi ha voglia di attaccarsi. Già Diego Erba, all’epoca direttore della divisione della scuola del DECS, aveva scritto che «la nostra società non è che ci aiuti a sfoltire i contenuti dei nostri programmi. Anzi, a mo’ d’esempio, rammento alcuni atti parlamentari che hanno chiesto alla scuola – in quest’ultimi anni – cosa intende fare per l’educazione alla cittadinanza, l’educazione alimentare, la lotta contro gli abusi, l’educazione sessuale, le lingue nazionali e l’inglese, la lettura e l’analfabetismo, la lotta alle dipendenze, l’attenzione da rivolgere ai plusdotati». E aveva continuato così: «In queste condizioni è oggi difficile definire cosa sia importante insegnare e apprendere nella scuola di base, nella scuola obbligatoria affinché l’allievo al momento del suo ingresso nel mondo degli adulti disponga di quegli strumenti pratici e intellettuali che gli permetteranno di adattarsi alla realtà sociale e professionale. Adattarsi ad una realtà che in quel momento potrebbe essere anche molto diversa da quella attuale!» [ADOLFO TOMASINI (a cura di), A scuola per il piacere di apprendere, 2006, Bellinzona: DECS, Divisione della scuola, Centro didattico cantonale]
Dal canto suo – e per fortuna, ma è d’obbligo incrociare le dita – il rapporto di maggioranza della Commissione speciale scolastica del parlamento, relatore il socialista Francesco Cavalli, così si esprime sin dalle prime righe:
Se si volesse dar seguito a tutte le suggestioni – peraltro legittime e più o meno sostenibili – espresse da varie parti, la scuola dovrebbe: occuparsi di sicurezza (in casa, sulla strada, sul lavoro, …); insegnare economia già nelle medie; istituire corsi di buone maniere; informare sul servizio civile; promuovere l’incontro fra culture religiose; introdurre lezioni di primo soccorso; insegnare il dialetto ticinese e quello svizzero tedesco; aprirsi al mondo delle aziende; educare al bello (mostre d’arte concerti, …); insegnare a non indebitarsi; occuparsi di agricoltura e fare l’orto; insegnare il gioco degli scacchi; incentivare l’uso della bicicletta; educare all’uso parsimonioso del telefonino; istituire una giornata di recupero rifiuti lasciati nell’ambiente; spiegare come funziona il sistema giudiziario; prevedere lezioni di etica; e, non da ultimo, dedicare una giornata al volontariato.
E se ne potrebbero aggiungere decine di altre; basta scorrere gli organi d’informazione dove fioccano, a scadenze più o meno regolari, proposte e suggestioni da parte di politici, genitori, giornalisti e comuni cittadini per assegnare nuovi compiti alla scuola.
Tutte cose interessanti e rispettabili ma che, se accolte indistintamente, penalizzerebbero il normale svolgimento dei programmi a un ritmo adeguato alle capacità degli allievi.
Oddio, il rapporto fa d’ogni erba un fascio, accostando l’insegnamento del dialetto ticinese all’educazione al bello: un modo un po’ disinvolto e cavilloso per spingere qualche parlamentare dubbioso, e magari poco avvezzo a rispettare gli ordini di scuderia – una categoria che non ha mai fatto l’en plein nei diversi schieramenti politici – a passare da quella parte (à la guerre comme à la guerre, insomma). Ma bene hanno fatto i commissari a mettersi di traverso. Tanto, mi vien da dire, al parlamentare valmaggese non importerà più di tanto, vista la tempistica della discussione in Gran Consiglio: la proposta è del 2012, ma – i casi della vita… – arriva in Parlamento proprio durante la campagna elettorale in vista del rinnovo dei poteri cantonali. L’importante è che i tanti volontari che, più o meno umilmente, operano nel nostro Cantone si ricordino di Dadò al momento di infilare la scheda nell’urna. Così come si ricorderanno di altri parlamentari che hanno imposto alle scuole l’insegnamento del salmo svizzero. E, per dirla tutta, nell’indice stilato dalla commissione parlamentare non figura la Giornata della memoria, pur generata da una mozione dello stesso Cavalli del 2011.
Per tornare al volontariato e alla proposta di Dadò di inserire almeno una giornata ufficiale dedicata interamente e appositamente agli ambiti generali del volontariato nelle Scuole medie e nelle Scuole medio-superiori, sono doverose un paio di chiose. La prima è che i volontari sono sempre esistiti, così come, al loro fianco, ci son sempre stati quelli abili a schivare l’oliva anche nei momenti cruciali. Non sarà certo la giornata scolastica dedicata al volontariato – obbligatoria e in tempo di scuola, cioè al posto di qualcos’altro – a modificare le mentalità.
La seconda è che l’attitudine al volontariato, vale a dire l’attività gratuita a favore di qualche segmento della collettività, fa parte di quel grande tema educativo che va sotto il nome di educazione civica, che non è una disciplina scolastica che può essere circoscritta a una serie di nozioni, come vorrebbe qualcuno (guarda caso: anche su questo tema è pendente un’iniziativa popolare, Educhiamo i giovani alla cittadinanza, che aveva raccolto una marea di firme).
Non mi esprimo sulle tante, troppe proposte attorno a «problemi» che la scuola dovrebbe risolvere. La tecnocrazia sempre più dilagante espone la scuola a gravi danni, perché non è sufficiente emanare un decreto, una norma, una legge o un regolamento per risolvere i problemi e raggiungere l’obiettivo. È giunto il tempo di tagliare, di avere il coraggio di eliminare l’inessenziale a favore di una scuola più efficace e serena e di tutti gli allievi della scuola dell’obbligo.
Caricare la scuola di compiti, sapendo che non è in grado di svolgerli, è da irresponsabili, anche se si parla di argomenti importanti, come la shoah o il volontariato.
No, nessuno è riuscito a fermarli. Così il 3 novembre il Parlamento ha dato il via libera alla giornata del volontariato nelle scuole medie e medie superiori. Di seguito la cronaca del Corriere del Ticino, a firma M. S.
Nelle intenzioni si trattava di rispondere a una domanda piuttosto semplice. Nei programmi delle scuole medie e medie-superiori è necessario introdurre una giornata dedicata al volontariato? In aula la risposta si è tuttavia concretizzata a seguito di un dibattito alquanto articolato e, a tratti, molto acceso. Ci sono in effetti volute due ore e mezza di discussioni per approvare la mozione presentata alla fine del 2008 da Fiorenzo Dadò. «Non mi sembra di pretendere la luna», ha affermato il capogruppo del PPD, aggiungendo: «Chiedo solamente che nei nostri istituti venga riservato agli ambiti generali del volontariato un momento apposito, così da permettere ai giovani di conoscerli e soprattutto di apprendere il valore di questa disposizione all’altruismo e alla partecipazione collettiva nella vita».
A spuntarla è dunque stato il rapporto di minoranza della Commissione scolastica che in sostanza appoggiava la proposta di Dadò, seppur perseguendo una linea meno rigida. I voti a favore sono stati 41, a dispetto di 33 no e 4 astensioni. In precedenza era stato bocciato il rapporto di maggioranza – 42 no, 34 sì, 3 astensioni – che condivideva la posizione governativa, difesa dal direttore del DECS Manuele Bertoli: «Non credo che si tratti della misura più indicata per progredire in questo campo» ha dichiarato. «L’altruismo e l’impegno gratuito, che sono anche i cardini del volontariato, sono concetti già veicolati dai docenti attraverso l’educazione alla cittadinanza e la missione di responsabilizzazione con la quale si insegna ai giovani a interessarsi e a cimentarsi a favore di terzi non solo per un tornaconto personale». Gli ha fatto eco Francesco Cavalli (PS), relatore del rapporto di maggioranza: «“Obbligare al volontariato”, un messaggio che sin da subito suona come contraddittorio. Oltre tutto si rischia di penalizzare il normale svolgimento dei programmi scolastici per i quali già oggi le diverse attività collaterali erodono il 20% dell’insegnamento tradizionale».
Il relatore del rapporto di minoranza Michele Guerra (Lega) ha evidenziato il grande spazio di manovra comunque concesso agli istituti. «Si è voluto intendere solo l’elemento temporale, quando invece non proponiamo nulla di gravoso. Lasciamo alle singole sedi la possibilità di organizzarsi in collaborazione con il Dipartimento e in conformità alle attività di volontariato regionalmente disponibili». Una soluzione accolta dopo un dibattito acceso e che in chiosa ha dato adito a un ultimo strascico polemico. «Bertoli ha lasciato l’aula una volta appurato che il rapporto di maggioranza era stato bocciato» ha fatto notare Paolo Sanvido (Lega). «Il dibattito è durato oltre ogni previsione e l’onorevole è dovuto scappare poiché in grande ritardo: doveva presenziare a una riunione già agendata», lo ha giustificato il presidente Gianrico Corti.
Non dimenticatevi della giornata del latte alla pausa martedi 4 novembre! 🙂
Ottimo intervento. Grazie per questa tua difesa della scuola e dei suoi veri compiti.