Scuole e violenza giovanile

Nelle prossime settimane prenderà avvio una consultazione sulla scuola promossa dalla Conferenza svizzera dei direttori cantonali della pubblica educazione (vedi il GdP di sabato scorso). Nel frattempo sono scese in campo le donne dell’UDC, che hanno orchestrato una conferenza stampa qualche settimana fa per dire la loro sul tema della violenza giovanile, le sue cause e le soluzioni. È un peccato che i nostri quotidiani si siano limitati a fornire solo qualche stralcio di un comunicato dell’ATS, perché le dissertazioni delle nostre virtuose democentriste sono un curioso florilegio di insulsaggini e  luoghi comuni.
Per saperne di più, quindi, conviene visitare il sito dell’UDC, in cui è possibile trovare quattro o cinque documenti tenuti insieme da un reiterato sottotitolo: «Le donne UDC contro la violenza giovanile» (dell’altra violenza si vede che non gliene può fregare di meno). Si tratta di documenti che se li leggesse un esploratore giunto da qualche altro pianeta, s’immaginerebbe un paese percorso da fameliche bande di giovani, che distruggono tutto, si drogano e s’ubriacano dalla mattina alla sera, tanto che le scuole stanno trasformandosi in “istituzioni terapeutiche dove i ragazzi si riprendono dal loro stato di ebrietà”. Sono i giovani, insomma, che rinvigoriscono giorno dopo giorno le virginali statistiche penali della nostra quieta Svizzera. O no?
Da ticinese confesso che, leggendo le premesse di queste signore, che si definiscono democratiche e pure di centro, il mio pensiero è andato dritto dritto a qualche UDC nostrano, già consigliere nazionale in pectore, e ad alcuni degli odierni alleati degli ex agrari di casa nostra – gente che giovane non lo è più da un pezzo, ma che sa mostrare il massimo sprezzo verso il nostro blando codice penale. Nulla di nuovo sotto il sole, intendiamoci. Il problema della violenza giovanile – inutile negarlo – esiste ed è motivo di preoccupazione. Nel contempo bisogna pur riconoscere che il mondo cosiddetto adulto non pullula di eroi positivi e di modelli comportamentali particolarmente esemplari.
Eppure le donne dell’UDC non la pensano così. Per loro i giovani – troppi giovani – sono aggressivi e violenti, attentano all’integrità fisica e psichica (di chi?) e distruggono gli edifici scolastici (persino gli asili!): tutto ciò fa sfortunatamente parte del nostro quotidiano, strillano scandalizzate. E chi è responsabile di questo caos? La risposta è facile, scrivono: «Gli ambienti socialisti e altri benpensanti, che hanno difeso il laisser-aller in politica e anche nella vita sociale e che non hanno mai cessato di promuovere l’educazione antiautoritaria». Le soluzioni proposte sono tanto stucchevoli, quanto scontate: il coraggio di tornare indietro (attenzione a non sbattere!), l’inasprimento del codice penale per i minorenni (si vede che per i maggiorenni lo giudicano sufficientemente aspro), la repressione severa del traffico e del consumo di droga tra i giovani (per gli altri si prevede la liberalizzazione?). In modo altrettanto scontato, non poteva mancare un cenno agli stranieri, rei di un po’ di tutto. Ma il più bello è l’accenno alla scuola, che deve ricominciare a basarsi sul profitto.
Proprio quando da più parti s’invoca una riforma che porti rapidamente al primato dell’imparare sul riuscire, ecco dunque la destra nostrana che invoca un ritorno alla scuola del bel tempo andato, dove i meno fortunati venivano stralciati sin dalla più tenera età. Detto questo, ci si ricordi che le donne UDC sono in buona compagnia: in tempi molto recenti abbiamo letto di analoghe proposte avanzate dai democristiani e dai giovani liberali radicali. Se l’aria che tira è questa, l’ampia consultazione che sarà promossa dagli elvetici ministri dell’educazione non può che far tremare. I polsi.

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