In quel moccichino di terra elvetica a sud delle Alpi che chiamiamo Ticino c’è una presenza assolutamente sbilanciata di forze di polizia. Il fenomeno è quantitativo e qualitativo. L’informazione la si desume dalle cronache dei quotidiani, che nelle ultime settimane hanno ampiamente riferito di fatti, fattacci e fatterelli che hanno coinvolto l’universo giovani. Prendiamo l’opulento borgo di Mendrisio. Anche Mendrisio ha il suo bravo liceo e anche i liceali della cittadina mò-mò decidono di ritrovarsi in allegria per festeggiare il Natale e le imminenti vacanze. Il liceo, laggiù nel meridione estremo e levantino, dispone addirittura di una “Commissione feste”, che predispone l’atteso avvenimento in un noto ritrovo.
E qui, all’acme del divertimento, arrivano i nostri, che con camionette e un gran numero di piedipiatti irrompono fulmineamente all’interno del Panda: festa finita, perquisizioni, controlli alcolimetrici, sirene e fari lampeggianti, fulminei trasbordi in centrale, sequestri di innocui spinelli: sembra di essere in un film. E, soprattutto, genitori sgomenti, che nei giorni seguenti non perdono l’occasione di far giungere le immancabili lettere ai giornali. Al comando della Polcantonale spiegano che il massiccio intervento era mirato a colpire quei gestori un po’ disinvolti nell’applicazione delle leggi che regolano gli esercizi pubblici. Ma genitori e pargoletti non sentono ragioni: l’intervento delle truppe del comandante Piazzini sono giudicate sproporzionate e fuori luogo. Naturalmente i toni vanno sopra le righe, con paragoni improbabili: la polizia rompe le scatole ai nostri imprudenti ragazzetti, mentre i bordelli straripano di clienti e i ladri penetrano indisturbati nell’isolato villino delle vecchietta di turno. Un genitore raggiunte il top dell’esternazione mediatica: povero figliolo, chissà che trauma a farsi trasportare su un cellulare della polizia in un’età emotivamente così fragile…
Tutt’altra musica a Locarno. Sulle piazze della ridente cittadina sulle rive del Verbano (si fa ovviamente per dire, perché c’è poco da ridere) imperversa da tempo un’orda di giovinastri che spacca tutto, imbratta, provoca, taglia pneumatici e crea vistosi e minacciosi assembramenti. Sotto Natale il branco se l’è presa perfino con il mega-albero posato nella mega-rotonda di Piazza Castello. A Locarno tutto è mega: mega l’albero, mega la rotonda, mega il debito pubblico, mega le beghe tra maggiorenti locali. E la polizia? Cosa fa quella stessa polizia che vezzeggia affettuosamente i ricchi liceali del Mendrisiotto, perdendoci pure la faccia davanti agli apprensivi genitori? Va lì come una strampalata armata un po’ picaresca, non riesce ad acciuffare neanche uno straccio di sprayer e in più qualche agente finisce all’ospedale, malmenato da giovani costretti sulla pubblica via in assenza di un qualsiasi gradevole Panda.
Ma, ormai, son due mondi diversi e distanti. Pensate: un papà di Ligornetto che aveva il fragile figlio al Panda quel fatidico 19 dicembre si è rivolto ai giornali per denunciare e segnalare alla pubblica opinione i sistemi della nostrana polizia, sempre meno «educativa» e sempre più vessatoria. A Locarno, invece, nessun genitore si è sognato di scrivere ai giornali. Meglio mandare la polizia a quel paese e accusarla di non riuscire ad acciuffare i ladri. Intanto il solito scialbo qualunquista ha lanciato l’ennesima petizione, per chiedere il coprifuoco dei minorenni dopo una certa ora e per creare squadre di vigilantes volontari che tengano l’assediata città sotto controllo.
C’è, insomma, una voglia accresciuta e impellente di dare consigli e di sostituirsi all’autorità. Però vien da chiedersi: cosa sarebbe capitato se nel Panda strapieno e un po’ brillo fosse scoppiato un incendio? Si sarebbe accusata la polizia di dedicare troppo tempo ai bordelli? E se la polizia fosse intervenuta in forze a Locarno? Probabilmente il papà del liceale di turno avrebbe scritto ai giornali, per accusare le forze dell’ordine di usare metodi sproporzionati. Insomma: siamo di fronte a un Ticino squilibrato e contraddittorio. Vediamo di metterci d’accordo, perché i nostri figli hanno bisogno di messaggi chiari, più che di coccole e difese a oltranza.