L’altro giorno, 8 settembre, era la giornata mondiale dell’alfabetizzazione. Per fortuna me l’ha ricordato Cooperazione, il settimanale della Coop, uscito proprio quel giorno lì, che ha dedicato un servizio un po’ del menga al tema. Titolo, accattivante: Scrivere – Un’arte in via di estinzione? Svolgimento: ognuno si faccia la sua idea.
Non intendo parlare delle giornate mondiali. Assomigliano un po’ alle feste patronali, che si rifanno (o, meglio, si rifacevano) a qualche santo, anche se la parte religiosa non è certo la più frequentata e attesa, a parte i soliti bigotti che, per paura di finire all’inferno, si prestano anche a portare in giro per il paese qualche statua, solitamente in lunghe processioni votive, che, a tarda sera, finiscono normalmente in gloria. Mi viene in mente che a Riveo, frazione del mio paesello d’origine che ora è stato «aggregato», c’era la festa della Madonna delle rane, che cadeva in maggio: processione, coi baciapile dietro al prete, a cantare e portar la croce; messa solenne nella chiesetta, incanto sul sagrato, e poi via con le gambe sotto il tavolo. Mangiatene e bevetene tutti…
Bene, lasciamo perdere le giornate mondiali e le sagre paesane, anche se le seconde son più sensate delle prime, benché a confini più ristretti.
Tornando invece al tema della scrittura, convengo che scrivere potrebbe effettivamente essere un’arte in via di estinzione. Diciamo che si scrive tanto, tutto sommato. Ma male. L’importante è farsi capire. Poi non funziona quasi mai, anche se l’ortografia, a volte, è a posto. Come dice un divertente libretto che sto leggendo, La situazione è grammatica (Andrea De Benedetti, Einaudi).
Mi sarebbe piaciuto riattivare Cose di scuola il 12 agosto. Il 12 agosto di dieci anni fa era morto prematuramente, a soli 48 anni, un caro amico e collega, Luca Franscella, maestro nelle “mie” scuole. L’anno dopo il Collegio dei docenti istituì un premio di scrittura intitolato a lui e indirizzato agli allievi di 5ª elementare, il cui scopo era definito dal regolamento:
«Oltre a ricordare la figura di Luca Franscella, che al di là dell’impegno professionale era attivo in molteplici altre attività e riservava uno spazio privilegiato alla lettura e alla scrittura, il concorso si prefigge di incentivare il piacere della scrittura attraverso la riflessione, la pratica costante e il regolare miglioramento delle conoscenze e delle competenze linguistiche di ogni allievo».
Il concorso ha avuto sette edizioni, ospitando, come padrini o madrine, sette professionisti della scrittura che avevano proposto sette temi di sicuro interesse:
- Andrea Fazioli, «Una storia mozzafiato»;
- Dario Robbiani, «Dal nostro corrispondente da…»;
- Simone Fornara, «Scrivo per ricordare»;
- Gino Buscaglia, «Come in un’avventura»;
- Manuela Mazzi, «Il posto più bello del mondo»;
- Mario Gamba, «Dico la mia»;
- Alfredo Stoppa, «Se penso a mio nonno».
Nell’estate di due anni fa ho lasciato la direzione di quelle scuole. Era normale, ne sono certo, che questa modalità per non dimenticare Luca Franscella si prendesse una pausa di riflessione. Inutile nascondere che c’era qualche dubbio, qua e là, e che un ripensamento fosse necessario. In maniera del tutto libera se n’era parlato nella pubblicazione dell’ultima edizione, di cui qui è possibile scaricare alcuni estratti.
Non c’è nessun accenno polemico, in queste righe. So fin troppo bene quali sono le poste in gioco quando si dirige un istituto scolastico complesso, come quello di Locarno: soprattutto in questi tempi neoliberisti e tecnocratici.
Ma, in assenza di qualcosa, mi è sembrato doveroso ricordare un collega e amico importante, a dieci anni dalla sua scomparsa. Il 24 luglio scorso avrebbe compiuto 58 anni.
Caro Adolfo,
sono contento che tu abbia ripreso a scrivere anche se il tema meritava forse qualche battuta in meno sulla qualità dell’articolo di Coop o sulle feste di paese. Ho figli in età della scuola dall’obbligo e non ti nascondo una certa preoccupazione per la scarsa attenzione all’insegnamento dell’arte di scrivere. Sapersi esprimere in modo comprensibile (se possibile senza faccine e abbreviazioni criptiche) dovrebbe rientrare negli obiettivi prioritari della formazione. Grazie comunque per gli stimoli che i tuoi interventi ci danno per riflettere. A presto Fabio
Caro Fabio,
hai ragione, per certi versi. Ma il mio intento era principalmente quello di ricordare Luca Franscella evitando toni patetici, che certamente gli sarebbero andati di traverso. La giornata mondiale dell’alfabetizzazione è stata una coincidenza, che mi ha permesso di entrare in materia in maniera un po’ scanzonata – però è vero che non mi piacciono tutte ‘ste giornate mondiali.
Del resto in questo sito trovi diversi articoli dedicati all’argomento. Me ne vengono in mente due: Ma chi l’insegna l’italiano?, del 2007, e Ma è o non è importante imparare bene l’italiano?, dell’anno dopo. Ma ce ne sono tanti altri.