Viviamo tempi inspiegabili. La vicenda delle ragazze tangate della scuola medio di Lugano-Besso ne è l’ennesima riprova. Vediamo di riepilogare. Leggo sui giornali di fine aprile che il direttore di quell’istituto scolastico ha dichiarato guerra al tanga: non sulle spiagge adriatiche, ma nella sua sede. In altre parole, il direttore non vuole che quattro pivelline vengano a scuola abbigliate come puttanelle, con movenze da “miss maglietta bagnata”, pantaloni a vita calante – o, peggio ancora, minigonne ridotte al pube – e stringhe del tanga che fuoriescono in bella vista. Puntualizza il Dir. Gideon Bough: «La nostra non è certo una crociata moralistica, ma solo il rivendicare il diritto alla decenza», che a differenza di una grippe non è sancita da regolare certificato medico, magari compiacente.
Insomma: con titoli roboanti sparati a più colonne da tutti i quotidiani ticinesi, uno s’aspetta una sana polemica primaverile, tanto per sopperire alle cronache etteriane, ai fasti del Football Club Lugano o ai debiti del Maspoli, che languono e hanno ormai abbandonato le prime in cronaca. Cosa desiderare di meglio di una bella crociata? Non so, cari lettori, se qualcuno di voi ricorda le prime minigonne o i primi cappelloni: dispute infuocate, moralisti contro lassisti, epiteti irripetibili perfino a mezzo secolo di distanza. Così un normale cittadino, dopo aver letto certi titoli e dopo aver pesato lo spazio dedicato agli editti del nostro risoluto Dir. Bough, s’aspetta un bel rigurgito polemico. Cerca tra gli anfratti del Giornale del Popolo una bella articolessa intrisa di sessuofobia; s’immerge nella Regione per toccar con mano la sana equidistanza di stampo radical; salta il Corriere del Ticino – troppo compassato come al solito – e si getta sulla stampa di sinistra che, fiancheggiata da radio e televisione di Stato, mette cinicamente alla berlina l’atavico conservatorismo dell’autorità scolastica ed eleva i suoi salmi all’amore per il proprio corpo e all’ipocrisia borghese: épater le bourgeois. Poco poco, attende con ansia un comunicato ufficiale del PPD a sostegno della scuola privata, tempio di atteggiamenti misurati e rispettosi. Invece niente.
Finalmente, giovedì scorso, ecco l’irriverente “Falò”: per tutto il giorno la stentorea e tenace voce del promo radiofonico tuona: «Stasera, a ‘Falò’, la piccante vicenda del tanga di Besso! Sintonizzatevi!». E così anch’io, che solitamente seguo la TV con ritmi blandi e distratti, all’ora stabilita son lì ad attendere la detonazione. Mi cucco dapprima un (peraltro interessante) servizio sugli ecuadoriani, per poi scoprire che la moda del tanga adolescenziale (ma non solo) è la solita operazione mediatico-commerciale per vendere di più, conquistando il pubblico dei e delle teenagers: chi s’attendeva un minimo di controversia va a letto squadernato.
Non si capisce proprio più niente. Sarà perché tutti noi annoveriamo certamente nel nostro entourage qualche figlia o nipote che si diletta con le chiappe in bella mostra; sarà perché coi tempi che corrono non c’è tempo per sprecare energie in superflui dibattiti sulle moderne e precocissime prassi di simil-seduzione; sarà perché è tutto sommato meglio sfarfallare rasoterra, ma questa totale e bugiarda mancanza di dibattito e di passione mi ha lasciato indignato e incredulo. Forse neanche il Dir. Bough – un cognome che evoca ben altre mode, da Carnaby Street in giù… – si era immaginato tanta bonaccia attorno al suo provvedimento. Certamente si era preparato a difendersi dagli strali della sinistra e dai complimenti della destra più retriva: invece non è successo nulla.
Non so voi, ma io sono seriamente sbigottito: perché da una parte concordo pienamente con il direttore, mentre dall’altra mi sgomenta questa totale mancanza di dissenso. Pensate: neanche il Diavolo è riuscito a rabberciare almeno una vignetta sulla maliziosa vicenda. Sembra di vivere in un regime: roba da rimpiangere il vecchio “Politica Nuova”, che un’occasione così non se la sarebbe lasciata scappare.