«Perque omnia sæcula vivam!»

«Piazzaparola» è una manifestazione letteraria nata dalla società Dante Alighieri di Lugano. Da cinque anni propone al pubblico, accanto ad alcune voci contemporanee, un protagonista della storia della letteratura italiana. Per quel che concerne i classici s’è partiti, naturalmente, da Dante Alighieri, per poi passare a Omero, Giovanni Boccaccio, Leonardo da Vinci e, nel settembre prossimo, Ovidio.

Qui è possibile scaricare il programma completo di «Piazzaparola 2015».

Pungolato da Raffaella Castagnola, deus ex machina della manifestazione, curo e organizzo dal 2013 l’appendice locarnese di questo avvenimento, destinato specificamente agli allievi delle classi terminali della scuola elementare e circoscritta alla presentazione dello scrittore classico.

Naturalmente non è il caso che faccia la ruota con le piumate code degli altri. Sin dal primo anno con me c’è Silvia Demartini, giovane dottoressa in linguistica italiana che ho conosciuto al DFA (Dipartimento formazione e apprendimento della SUPSI, vale a dire quella che fino al secolo scorso i ticinesi chiamavano Scuola magistrale), dove attualmente lavora come ricercatrice ad alcuni progetti legati all’apprendimento linguistico e alla didattica dell’italiano. Poi, bisogna pur dirlo, ho trovato nella direzione del DFA un cappello istituzionale di tutto rispetto, che mi permette pure di mettere a frutto esperienze e contatti accumulati nei decenni passati.

In effetti devo ammettere, con Silvia, che, circa un anno fa, quando abbiamo cominciato a ipotizzare Ovidio e le sue Metamorfosi come protagonisti dell’edizione 2015 di “Piazzaparola”, eravamo un po’ scettici. Ovidio, c’eravamo detti, è stato un grandissimo poeta, ma la sua parabola umana e sociale (per come è giunta a noi) rende difficile presentarlo come un uomo e un cittadino del tutto esemplare e onesto; tant’è vero che, quand’era poco più che cinquantenne, l’imperatore Augusto lo mandò via da Roma, la capitale dell’Impero, a trascorrere gli ultimi anni della sua vita in esilio a Tomi, una piccola cittadina in riva al Mar Nero, lontano tanti e tanti chilometri dal centro della romanità (oggi si chiama Costanza e si trova in Romania). Difficile stabilire se la ragione stia dalla parte della corte e dei suoi intrighi, o da quella dell’uomo.

Come se non bastasse Le Metamorfosi, che sono il suo capolavoro, sono un testo difficile. Pensate: è un poema epico-mitologico scritto duemila anni fa in latino, quindici libri in versi che partono dalla descrizione del Chaos e dell’origine del Mondo per arrivare fino al trionfo di Gaio Giulio Cesare, militare, console, dittatore, oratore e scrittore romano, considerato uno dei personaggi più importanti e influenti della storia. Non a caso Italo Calvino ha scritto che «le Metamorfosi vogliono rappresentare l’insieme del raccontabile tramandato dalla letteratura con tutta la forza d’immagini e di significati che esso convoglia».

Poi, però, col passare delle settimane, abbiamo cominciato ad amare quest’uomo di 2’000 anni fa, la sua esistenza controversa e avventurosa, e, ciò che più conta, ad appassionarci alle sue Metamorfosi. Allora, come succede a tutti quando incontrano qualcosa di meraviglioso e avvincente, ci è venuto il desiderio di suscitare anche l’interesse altrui e di far conoscere ad altre persone la nostra scoperta, affinché possano emozionarsi come ci siamo emozionati noi, preparando quest’edizione 2015 di «Piazzaparola», dedicata a Publio Ovidio Nasone, detto Ovidio, e a una delle sue opere più importanti, Le Metamorfosi: un capolavoro talmente capolavoro, che a venti secoli di distanza lo leggiamo ancora con interesse e passione.

Com’è ormai (quasi) una consuetudine, prepareremo pure un fascicolo, destinato alle maestre e ai maestri che verranno a «Piazzaparola», con l’intenzione creare il miglior presupposto affinché l’incontro con lo splendore delle Metamorfosi ovidiane – un’interpretazione del mondo che ha la bella età di duemila anni – possa entusiasmare anche le ragazzine e i ragazzini che frequentano le ultime classi della scuola elementare. Ma l’incontro con queste storie sull’origine del mondo, scritte con gli occhi di un antichissimo poeta, può essere l’occasione, volendo, per avvicinarsi più in generale alla storia di Roma antica – dalla sua fondazione all’espansione di un impero smisurato, fino alla sua decadenza, più di mill’anni dopo. Naturalmente, in queste pagine incontreremo anche Ovidio, il nostro protagonista, il sommo poeta, e le sue opere.

Ci sarà un’altra avventura straordinaria da conoscere e avvicinare: la nascita dell’italiano, la nostra bella lingua, ch’è figlia diretta e legittima del latino, la lingua di Ovidio, di tanti re, condottieri, imperatori, donne e uomini potenti o umili, che hanno fatto la storia di Roma e dell’Europa. L’italiano, si dice, è lingua neo-latina, cioè che deriva dal latino (o, meglio, continua il latino), ch’era la lingua dei romani, la lingua parlata e scritta di Ovidio e di tanti altri scrittori del suo tempo. Nel mondo vi sono altre lingue neo-latine, dette anche lingue romanze, quali lo spagnolo, il rumeno, il portoghese e il francese.

Il 10 settembre sarà l’occasione per ascoltare la “voce” di Ovidio, magari per la prima volta. E, ve lo garantiamo, sarà una incontro del tutto inatteso, pieno di sorprese che, ne siamo sicuri, emozioneranno e lasceranno a bocca aperta chi vorrà essere con noi quel giovedì 10 settembre.

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METAMORFOSI

Storie sull’origine del mondo secondo Publio Ovidio Nasone

A cura di Silvia Demartini e Adolfo Tomasini

Alle 9 al Teatro di Locarno

Accoglienza e saluto ai partecipanti da parte di Raffaella Castagnola, ideatrice e coordinatrice di Piazzaparola, e della direzione del DFA

«Ascoltate, o Dei, il mio canto…». Il racconto della creazione del mondo in un libero adattamento di Silvia Demartini e Adolfo Tomasini da Le Metamorfosi di Ovidio, con le voci di Marco Fasola e Beppe Vedani (per gentile concessione della RSI), la musica di Giovanni Galfetti e le luci di Luca Bertolotti e Werner Walther.

La storia di Eco e di Narciso, adattata da Silvia Demartini e Rosanna Iaquinta, con le voci di Sara Giulivi e Cristina Zamboni.

E poi altre metamorfosi, scelte e adattate da Silvia Demartini e Rosanna Iaquinta:

  • ai giardini Rusca con la voce di Cristina Zamboni e le illustrazioni di Simona Meisser;
  • in piazza Grande, al mercato del giovedì, con la voce di Sara Giulivi e la fisarmonica di Daniele Dell’Agnola.

In caso di cattivo tempo la manifestazione si svolgerà intreramente al Teatro di Locarno.


La manifestazione si rivolge in particolare agli allievi del II ciclo della scuola elementare. Eventuali gruppi che volessero partecipare possono scaricare il modulo per l’iscrizione.

2 commenti su “«Perque omnia sæcula vivam!»”

  1. A cosa potrà ‘mai’ servire proporre Ovidio a ragazzini di dieci anni ? Con sarcasmo ! ” Perchè così anche la mia fama vivrà nei secoli …. “.
    Be’ forse il grande Ovidio al suo tempo non era confrontato con problemi di spazzatura, educazione. Piazza Grande e Locarno non esistevano ancora (per sua fortuna !) . Non ho difficoltà ammettere che questo mio commento è forse condizionato da quanto o visto oggi, e non solo oggi, nella nostra “bella piazza”, dove il “realismo-idealismo” ben descritti nelle metamorfosi di “Publio Ovidio Nasone”, non trovano oggi posto. Auguro onorando il grande Ovidio, che quanto ha scritto, non venga solo letto o ben presentato in piazza, a scuola.
    Concretamente: Oggi lunedì 21 Sept. 2015, dalle ore 12:10 e fino ore13:05, il tratto di marciapiede prospetto il negozio “music city soldini” era occupato da sette studenti (altri nelle vicinanze), seduti, straiati per terra. Turisti con il loro “rolly” scendevano dal marciapiede, come i passanti. Penso per paura o per non disturbare lo “stile” del momento. La scena migliore è stata l’arrivo dell’operatore ecologico (spazzino), il quale si premurava di raccogliere lattine vuote, carte e rifiuti ! Per un momento ho pensato: Ora si mette a disposizione per pulire le parti del corpo appoggiate sul marciapiede….. ! Forse è un aforismo al limite il mio, visto che vengono considerati operatori ecologici anche gli operatori scolastici nelle scuole. Forse è utile, neccessario spiegare nella scuola “con l’aiuto degli dei”, prima di Ovidio, le differenze esistenti fra: spazzatura, educazione, stile di vita. “Valori di secolo, in secolo sempre validi e attuali”. Mi meraviglia che la città, ufficio del turismo, amministrazione pubblica di Locarno, “La perla del Verbano” siano indifferenti all’immagine che viene data alla città da queste scene. Ma forse questo è solo un problema di spazzatura, e la di scuola fa’ il suo meglio ….
    Un cordiale saluto e Buona Vita.

    Graziano Carnielli

    1. Caro Carnielli,
      le assicuro, senza sarcasmo alcuno, che quanto ho scritto non solo è stato letto e ben presentato in piazza, e poi a scuola. Le consiglio vivamente, se già non l’ha fatto, di leggere A cosa potrà mai servire proporre Ovidio a ragazzini di dieci anni? e di leggere e ascoltare con attenzione la documentazione che ho citato nell’articolo: le piacerà, ne sono certo. Ho pure affermato: Credo, lo credo fermamente, che queste cose così inutili, legate alle arti, siano un atto di resistenza di grande importanza al cospetto della scuola di oggi, così tecnocratica e selettiva, che sta invadendo il nostro paese, assieme a tanti altri.
      In un altro articolo del 2013 (L’educazione civica, il Salmo svizzero e le due gocce d’acqua) avevo citato Norberto Bobbio, che ragionava su governanti e governati: «Se gli italiani siano migliori o peggiori della classe politica che li rappresenta, e li rappresenta perché essi stessi la scelgono, è una domanda cui è difficile dare una risposta. Ma non vedo come si possa scartare del tutto l’ipotesi che gli uni e l’altra si assomiglino come due gocce d’acqua». Avevo chiosato: Non solo in Italia, ovvio.
      Il suo sfogo si presterebbe a un lungo dibattito.

      Ma non mi piace leggere questa storia degli studenti che, sdraiati su un marciapiede del salotto buono della città di Locarno, spaventano i turisti. Che ne so, io, di loro? Niente. Come lei, che però li ha visti, li ha analizzati con un colpo d’occhio e li ha portati a livello di modello significativo della gioventù di oggi.
      Non so lei. Io, da adolescente, ho fatto anche un mucchio di scemenze. Non so se ho spaventato i turisti o indisposto qualche pensionato. Forse sì. Probabilmente sì. È quello che si voleva, o no?
      Ma non mi sono mai sentito responsabile del calo dei turisti nel nostro Cantone. La mia adolescenza, naturaliter, è lontana nel tempo, diciamo oltre quarant’anni fa. Ma ho la (buona) abitudine di dare un’occhiata con una certa regolarità ai miei specchietti retrovisori, prima di sparare a zero su comportamenti che, magari, mi infastidiscono, così come io e i miei coetanei indisponevamo gli “adulti” quaranta e passa anni fa. Poi penso che, a dirla tutta, ce n’è anche per i vecchi, che quando vogliono riescono a far venire il nirbuso anche a un invertebrato, per dirla con Andrea Camilleri.
      Conosco uomini e donne della mia generazione che, in quegli anni lontani, han commesso misfatti ben peggiori dell’ostruire un marciapiede, che costeggia peraltro una Piazza Grande pedonalizzata, con ampi spazi per aggirare l’elefante infuriato che s’è messo di traverso sulla pista. Tra quelle donne e quegli uomini vi sono oggi giudici e senatori, giornalisti e medici e professionisti stimati, democratici e molto tolleranti.
      La scuola cerca di fare del suo meglio, benché sempre più vaso di terra cotta, costretto a viaggiare in compagnia di molti vasi di ferro.

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