Un bel lavoro di maturità sul tram di Locarno

Due anni fa, durante il rito mattiniero della lettura dei quotidiani, un semplice trafiletto aveva attratto la mia curiosità. Raccontava del lavoro di maturità di una studentessa del liceo di Locarno che aveva vinto il primo premio del concorso svizzero «HISTORIA», un premio che è frutto della collaborazione tra EUSTORY – The History Network for Young Europeans, la Fondazione Scienza e Gioventù e la Fondazione Mercator Svizzera.

Ho ritenuto utile dare risalto e diffusione a questa ricerca, perché l’insegnamento della storia conosce purtroppo tempi grami. Poi, forse, perché quel tram lì, cancellato e smantellato nel 1960, mentre frequentavo la prima elementare, me lo ricordo bene: faceva il paio col trenino della Valmaggia, col quale andavo a Someo a trovare i nonni, e certamente qualche volta devo pure averlo preso.

Sul numero di agosto-settembre 2017 La Rivista dell’editore Dadò ha pubblicato una scheda di quel lavoro, che può essere consultato presso la biblioteca del DFA della SUPSI (Piazza San Francesco, stabile B), o può essere scaricato qui, in due parti (Parte I e Parte II): con i miei complimenti all’autrice della ricerca, Yamina Maggetti di Intragna, oggi studentessa in diritto dall’università di Lucerna.


Il tram arranca su via R. Simen, diretto alla stazione di Sant’Antonio: era il 17 giugno 1959.

LOCARNO – Dalla ferrovia… al tram

«Tra i ciottoli di Piazza Grande è ancora visibile un’antica rotaia. Da bambina, camminandovi sopra, volevo scoprire dove portava. La passeggiata è stata breve, ma mi ha portata a compiere un lungo viaggio. A volte da una piccola curiosità può nascere un grande sapere». Sono parole di Yamina Maggetti, di origini intragnesi, oggi ventunenne e studentessa in diritto all’università di Lucerna. Il lungo viaggio al quale accenna è quello che l’ha portata, da liceale due anni fa, a intraprendere un’appassionante ricerca di storia locale: «Dalla ferrovia… al tram di Locarno. Una storia tipicamente svizzera». Era il suo lavoro di maturità, sostenuto e seguito dai suoi insegnanti, Roberta Lenzi e il compianto Thomas Ron, che si è rivelato una piacevole fatica e che le è pure valso il primo premio del concorso svizzero «HISTORIA».

Scrive Yamina Maggetti: «L’arrivo della ferrovia a Locarno (1874) e l’apertura della linea ferroviaria del Gottardo (1882) concluse un periodo di torpore durato quasi tre secoli. La posizione geografica e il clima mediterraneo diedero il via a tutta una serie di progetti, consegnando la regione, ormai definita le village où l’on s’endort, alla nascente industria dei forestieri. Il Grand Hotel, il Reber, l’Hotel du Parc, l’Esplanade e altri alberghi concorsero a imporre il Locarnese tra i più ambiti luoghi di villeggiatura. Tra il 1980 e il 1910, fiorirono molte iniziative: la nascita della Federazione Interessi Regionali FIR, la Banca Svizzero Americana, le arginature della Maggia, la chiusura del canale del laghetto (ex porto del Castello), la centrale elettrica di Brione, la costruzione del Palazzo del Teatro (1902), di molte ville e del Pretorio, che nel 1925 ospiterà la Conferenza della Pace. Un impulso decisivo a questo settore fu dato dal Sindaco della città e Consigliere nazionale Francesco Balli, di origini Valmaggesi, che si attivò con tenacia alla realizzazione di impianti ferroviari nel Locarnese, tra i quali spiccano la ferrovia Locarno-Bignasco, inaugurata nel 1907, e la funicolare della Madonna del Sasso, che entrò in funzione l’anno prima.»

Il 1° ottobre del 1908 la linea tramviaria, completata su tutta la sua lunghezza, venne inaugurata e i tram cominciarono le loro corse regolari. L’entusiasmo per l’innovazione era grande, come si leggeva sul “Popolo e Libertà”: Le tramvie fecero ieri, primo giorno di esercizio, buoni affari. Taluni per la novità della cosa, altri per reale bisogno, altri infine per godersi un po’ di vacanza nella bella giornata di giovedì, ne approfittarono largamente. Esteticamente la circolazione delle vetture tramviarie fa ottima impressione, specialmente lungo la piazza grande di cui rompe la monotonia conferendole l’aspetto civettuolo ed aria di grande città. È opinione generale che se verrà prolungata fino a Tenero la linea tramviaria sarà ancora più utile e anche più redditizia.

Il lavoro della giovane e appassionata studiosa restituisce la storia integrale del tram locarnese, nato per collegare la stazione di partenza della Locarno-Bignasco a quella della compagnia del Gottardo – l’attuale stazione di Locarno delle FFS – ma che, negli anni, vide nascere ed estinguersi altri tracciati. È una storia lunga poco più di mezzo secolo, che magari, al giorno d’oggi, genera pure qualche rammarico, anche perché solo i locarnesi che superano i sessant’anni hanno almeno qualche vago ricordo del tram, quel veicolo sferragliante e scampanellante che scendeva dal gas (via R. Simen), attraversava Piazza Grande, metteva a repentaglio i passanti di via alla Ramogna e poi proseguiva verso la stazione e fin quasi alla Verbanella. Già a metà degli anni ’50 la tramvia locarnese conobbe esigenze di ammodernamento, accanto a costi d’esercizio insopportabili. Ma la “modernità” incombeva.

Il 6 agosto 1957, le FRT comunicarono ai Comuni le condizioni definitive di spesa per l’introduzione dell’autoservizio urbano.  Il 1959 fu l’ultimo anno di servizio dei tram, che assolsero con fierezza e orgoglio, trasportando ben 880’653 viaggiatori: il miglior risultato di tutti i tempi!  Dopo cinquantadue anni di servizio, il 30 aprile del 1960 il tram assicurò le sue ultime corse su un percorso di 4105 metri tra Solduno e l’Esplanade. Una giornata così riassunta dal Giornale del popolo: se ne va un’epoca che ha visto quello che era solo un borgo trasformarsi in città. Loro, gli azzurri trabiccoli, asmatici e rumorosi, oggi sono un po’ anacronismo cospetto al lento e pur continuo progresso che tocca anche la nostra città, ma appartenevano alla nostra vita, alla vita della nostra Locarno. Con loro se ne va perciò un po’ anche di noi stessi. Sono momenti, questi, in cui più particolarmente sentiamo come il tempo sfugge. Addio, dunque vecchi tram.

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