Un attentato e un romanzo contro i pregiudizi

Com’era già capitato nel luglio scorso, l’inserto culturale del Corriere del Ticino ha dedicato alcune pagine, in queste ultime settimane, ad  alcune segnalazioni librarie da parte delle sue firme. Sono una firma sporadica e irregolare, ma pubblico la mia rubrica, Fuori dall’aula, sin dal 29 agosto 2001. In luglio non mi ero sottratto al mio ruolo fuori dall’aula, e avevo segnalato un volumetto esplicitamente rivolto al mondo della scuola: «Tutta un’altra scuola! (quella di oggi ha i giorni contati)».

Stavolta, invece, ho pescato nella letteratura “normale”. Un po’ istintivamente ho segnalato un romanzo del 2005, ripubblicato quest’anno dall’editore Sellerio: L’attentato, di Yasmina Khadra.

È la storia di Amin Jaafari, un beduino naturalizzato in Israele, che fa il chirurgo a Tel Aviv. È un uomo di successo, ben integrato nella società in cui vive. Poi, all’improvviso, un attentato: un kamikaze che si fa esplodere in mezzo alla folla, la strage raccontata da tante cronache. I feriti arrivano all’ospedale. Sono ore concitate. Il chirurgo agisce mentre il pensiero s’interroga sui motivi oscuri della barbarie. Scoprirà presto che l’attentatrice è Sihem, la sua bella moglie. E lui, che in fondo è ancora considerato un arabo, sarà il complice designato. Yasmina Khadra ci lascia un romanzo di grande attualità, una storia che fa riflettere su tanti pregiudizi.

Yasmina Khadra è un nom de plume. Nato nel 1955 in Algeria, Mohammed Moulessehoul, questo il suo vero nome, esordì come scrittore nel 1984. Ma i suoi racconti non furono graditi all’esercito, di cui era membro. Così continuò a scrivere come Yasmina Khadra, un nome femminile che altro non è se non i due nomi della moglie. Nell’edizione francese di Wikipedia si trova un’esaustiva, benché sintetica, descrizione dell’autore e della sua opera.

Perché scegliere questo autore e questo romanzo per una segnalazione pre-natalizia?

Difficile rispondere, ma, come tutta la letteratura, anche L’attentato educa. Da pedagogista e da cittadino preoccupato per gli schematismi, le chiusure culturali e i tanti muri reali e virtuali che affollano il nostro vivere giorno dopo giorno, ho ritenuto importante proporre questo scrittore e la sua opera, che aiuta a svelare i pregiudizi e, perché no?, a leggerli in chiave diversa dalle prime idee che saltano in mente: che, spesso, sono poi quelle veicolate dai mass-media e da ciò che più fa comodo. Quando un kamikaze agisce, in nome di un dio o di un Dio, ammazza spesso alla cieca, incurante delle fedi e delle credenze delle sue vittime.

Mohammed Moulessehoul ha scritto, in un altro romanzo (Gli angeli muoiono delle nostre ferite, romanzo del 2013 pubblicato l’anno dopo in italiano):

«Gli uomini non vedono le cose, inseguono le loro fantasie».

«E le donne?».

«Le donne non pensano come gli uomini. Noi pensiamo come si deve. Voi badate solo ai fatti vostri. Noi cogliamo subito l’essenziale, mentre voi vi disperdete in strade secondarie. La felicità per noi sta nell’armonia che ci circonda. Per voi, nella conquista e nell’eccesso. Fuggite come la peste ciò che è evidente, e cercate altrove ciò che avete a portata di mano. Così finite col perdere di vista quello che era già vostro».

D’altronde il nome del protagonista di questo romanzo, che si svolge nell’Algeria francese, è Turambo e deriva da Arthur Rimbaud.


Mentre rileggevo e rifinivo questo post, è giunta la tragica notizia della strage di Berlino, dove un TIR si è schiantato sulla folla del  mercatino natalizio davanti al Kaiser-Wilhelm-Gedächtniskirche, nella centralissima Kurfürstendamm: nove morti e almeno cinquanta feriti, stando alle notizie dell’ora in cui scrivo.

Ho esitato a premere il bottone «Pubblica». Ma credo che sarebbe stato infame e meschino tacere, solo perché, tanto, nessuno l’avrebbe saputo. E perché, inevitabilmente, l’attacco proditorio nel centro di Berlino attizzerà le Leghe, le Alternative für Deutschland, i Front national e i tanti movimenti analoghi in Europa e nel mondo.

2 commenti su “Un attentato e un romanzo contro i pregiudizi”

  1. Ho visto il film su Arte un po’ di tempo fa su questa storia, era fatto molto bene. Ma non mi ricordo il titolo, forse come il libro, l’attentato.
    Cari saluti Adolfo, e buon Anno!
    Nicolas

    1. Hai ragione e ti ringrazio.
      Un amico, dalla Florida, mi aveva segnalato la versione cinematografica dal romanzo: «Ottimo film tratto dal libro, che vale la pena di vedere», mi aveva scritto. Talmente Ottimo che, per ragioni non del tutto misteriose, non è uscito in italiano (precauzione: non ne ho trovato traccia, e il mio critico cinematografico “personale” – uno importante e cólto, mica l’ultimo scribacchino – ha confermato).
      Presumo che tu abbia avuto la fortuna di vederlo in francese. In ogni modo è un film del 2012 per la regia di Ziad Doueiri, regista libanese, una co-produzione tra Francia, Belgio, Qatar ed Egitto, girato in ebraico e arabo.

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